L’ ISOLA  DEL  TESORO  

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(racconto)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Callisto Tanzi allontanò l’occhio destro dal lungo cannocchiale, per riposarselo un po’.Da tre giorni girava con la sua bellissima barca(chiamiamola barca) tondo tondo nel Golfo del Messico , a Sud di Cuba , alla ricerca dell’Isola Cayman, anzi delle Isole Cayman, perché sono tre. Al tempo dell’odioso imperialismo britannico erano inglesi, ma da anni Londra le aveva rese indipendenti per adoperarle come paradiso fiscale. 

“Oh, Gesù”sospirò Callisto,ch’era un uomo di chiesa. “ C’è una nebbia qui, che in questa stagione non c’è neanche a Parma,neanche tra Collecchio e Luzzara, non ci si vede una beata. Ragionier Tonda”, gridò,” ma dove è andato a scoprire quest’isola del Menga. Le avevo detto che volevo un’isola ai Carabi, ma col sole  e le palme, non col nebbione e quando non c’è il nebbione, con  l’ uragano. “

“No, sciur  padrun da li beli braghi bianchi”, rispose seccato il Tonda, finanziere ex-diabolico.”Lei mi ha detto che cercava un’isola misteriosa, lontanissima da Collecchio, ignota ai più e che fosse un paradiso fiscale , ma non un paradiso turistico.Anzi, doveva essere scomoda,sconosciuta, coi caimani di guardia, le zanzare con l’anòfele e un clima terribile, sennò avrebbe rischiato di trovarci il Barilla o qualche altro ricco parmigiano in vacanza; di quei rompiscatole che viaggiano dappertutto”. 

“Già, ma adesso non ricorda più dov’è, c’è la bonaccia, un caldo soffocante e tra un po’ finirà anche il gasolio. Mi cerchi di nuovo l’isola sul De Agostani.”

Il ragioniere si piegò sul De Agostini del 2003. Lui e il patron Callisto erano da poco usciti dal carcere, dove avevano passato alcuni anni, e non avevano avuto il tempo di  acquistare il calendario nuovo.

“Capitano Silver!”, gridò Tonda.”Venga a darmi una mano. L’Atlante è piccolissimo e i caratteri sono praticamente invisibili e io in carcere ci ho lasciato quattro diottrie.”

 Il capitano Silver prese il calendario e cominciò a compitare: “Casamicciola, Casoria, Casarsa, eccola:  Cayman, isole, carta 25, d.b.e.” “Non si legge un prospero”,protestò il  Tonda.”Appena scenderemo in un posto come si deve, vada a comperare un Calendario Pirelli, che è meglio.”

Il capitano Silver era un comandante pratico dei Carabi, dove aveva fatto un lungo praticantato come pirata. A ricordo della sua onorata carriera, sopportava una pesante gamba di legno; quella

vera gliel’aveva portata via una cannonata a mitraglia durante un arrembaggio. 

Callisto lo aveva conosciuto a San Vittore, dove era detenuto per un lieve reato di spaccio di droga dal Venezuela e lo aveva prenotato. Quando uscirono, Callisto gli affidò la sua splendida barca a vela, un tre alberi transoceanico, che teneva a Punta Ala. Silver fece ribattezzare il tre alberi, Hispaniola e s’imbarcò sulla nave col suo pappagallo.Era questo un vecchio pennuto spennato, ma molto divertente. Ad ogni ora squittiva: “Parmalat!Parmatur!Parmabond!” Il pappagallo si chiamava Perroquet. Dopo qualche giorno che lo sopportava, Callisto gli

tirò una scarpa,anbzi uno stivale,intimandogli :”Basta con quelle parole jettatorie ! Impara a gridare Parmacalcio, che è la sola che mi abbia dato delle soddisfazioni !”Perroquet aveva imparato, ma nel senso di aggiungere, non di sostituire. 

Anche ora, al largo di Cuba, a ogni rintocco della campana di bordo, gridava a squarciagola “Parmalat! Parmatur! Parmabond! Parmacalcio!” e a ogni strillata Callisto gli allungava uno zuccherino, perché gli ricordava i tempi d’oro.”Niente di più doloroso, che ricordare i tempi felici nella miseria”, come dice il Poeta. 

Ma l’esibizione di Perroquet non era la sola. Il cuoco di bordo,Ben Gunn, dopo aver servito la cena immancabilmente intonava una vecchia canzone della filibusteria :” Quindici uomini , quindici uomini, sul baule del morto-e una bottiglia di rhum.-Satana agli altri non ha fatto torto, con la bevanda li ha portati in porto ! Yahoo! E una bottiglia di rhum!”

 Gli facevano eco gli altri uomini di bordo, quattro in tutto, Callisto aveva imparato risparmiare , e li pagava in Bond della Bonlat. Quando la prima volta glieli aveva offerti ,Ben Gun aveva protestato a nome dell’intero sindacato: ”Che roba è mai questa? Meglio un doblone bucato !” “Come, analfabeti !” aveva risposto Callisto Tanzi.” I Bond della Bonlat, le azioni della Parmalat , sono come l’oro !Se volete posso darvi delle Cirio, ma sono un po’ meno sicure, sono distribuite da Capitalia , una roba artigianale. Le nostre sono promosse dalla Banca of America, non so se mi spiego!”. 

Stava proprio discutendo di questo, quando la Hispaniola dette un botto spaventoso e s’inclinò sulla  fiancata destra.

“Terra!”gridò il capitano Silver. Avevano centrato uno scoglio affiorante, a poche braccia da un’isola, che s’intravvedeva nella nebbia.

“Siamo alle Cayman”, disse contento il ragionier Tonda. “Lo sapevo che ci saremmo arrivati. “

“Ma siete proprio sicuri?” chiese dubbioso Callisto.

“Eh, guardate qui,” mostrò il capitano Silver.Additava un’antica pergamena sulla quale era scritto: “Isola dello Scheletro.Est-Sud-Est.Dieci piedi dal Grande Albero,contrafforte del Cannocchiale, punto di direzione Est-Nord-Est, quarta a Nord.”

“Allora è questa l’Isola del Tesoro!”, esultò Callisto, piangendo di gioia. Si chinò a baciare lo scoglio ,ma era tagliente. ”A noi, miei prodi !” ,gridò.

“Non parli al plurale”, gli suggerì piano il Tonda. “Forse c’è ancora De Mita, ma Prodi è a Bruxelles , s’è fatto confermare la terza volta, con l’aiuto di Berlusconi, mentre noi eravamo a San Vittore.”

Sbarcarono con il tender e trovarono subito il Grande Albero. A dieci passi  c’era uno scheletro, con le braccia aperte  in modo da indicare le direzioni. Lo scheletro era quello del banchiere Geronti, che nel frattempo era morto di stenti. Il braccio destro, cioè l’omero destro era teso in direzione Est-Nord- Est. V’era appeso un cartello con scritto:”Via del Risparmio, Sentiero dei Sottoscrittori, Scorciatoia dei Cazzabubboli. “”.

La ciurma si mise in marcia , cantando una funebre nenia:

 “Un solo della ciurma restò in vita- che numerosa era nel mar uscita. “ Tanto per farsi coraggio. Cammina cammina, arrivarono a un incrocio, al centro del quale stava un teschio, in luogo dello spartitraffico.

“Eccolo!”Tonda mandò un bramito soffocato. “Il Tesoro è lì sotto, è lì che l’ho sepolto.Riconosco il teschio, è inconfondibile, perché gli avevo impiantato un dente d’oro, che ancora c’è. E sepolte, ci sono  due casse di ferro, con diecimila miliardi in marenghi, dobloni , rand, talleri e ghinee d’oro !”. 

La ciurma si gettò in avanti, ma Callisto la bloccò.

“Prima bisogna rinforzarsi, perché qui c’è da scavare un bel po’, a gh’è un bel da lavurèr.” Ben  Gunn estrasse da un sacco un prosciutto di Langhirano, due salami di Felino, un culatello di Zibello, una forma di ciccioli , mezza forma di parmigiano-reggiano  e quattro bottiglie di Lambrusco. E anche due Tetrapack di Parmalat,freschi d’annata 2003, ma la ciurma si rivoltò: ”Infìlateli,  pisciaci dentro” e altre simili scurrilità offensive.  Finalmente, iniziò il lavoro di scavo.

Quando, due ore dopo, si udì il primo “beng”della zappa sul ferro,

si udì anche un grido stentoreo:”Fermi tutti, è la Banca d’Italia!”

Sulla collina antistante era comparso il Governatore Tazio, statuario, con il Comitato Direttivo della Banca e un PM della Procura di Parma, naturalmente una gentile signora. Tazio era armato di kalaschnicov e rivestito di giubbotto antiproiettile. Ciononostante , mordeva ansiosamente il suo mezzotoscano.  

“Proprio adesso,sciagurato!”, singhiozzò Callisto.

“E che vi credevate? Che fossimo ciechi, che non vigilassimo? Non pare, ma noi non facciamo altro che vigilare tutto l’anno, per questo ci pagano a peso d’oro.Questa volta, vi abbiamo visto partire da Punta Ala e vi abbiamo seguito con un sottomarino fin qui. Lo Stato arriva sempre tardi, ma arriva sempre!” , decretò Tazio.

Effettivamente, dopo la serie Cirio-Parmalat-Banca Bipop-Carire- Banca Salento 121, il Governatore era entrato in una crisi depressiva che tentava di superare con una estrema mobilità. Il lunedì era al valico di Chiasso; il martedì a Tarvisio; il mercoledì a Trieste,il giovedì al Grand Hotel di Rimini onde sorvegliare il traffico per San Marino;  il venerdì si travestiva da biscazziere a Montecarlo; il sabato  si metteva in abito talare per entrare di soppiatto in Vaticano e la domenica si presentava ufficialmente alla Messa in San Pietro. Spesso entrava gridando nel “recinto delle grida” di Piazza Cordusio a Milano, per sorvegliare le società quotate in Borsa ed entrava in colluttazione col Presidente della Consob. In ultimo, tentò perfino di entrare (fisicamente ) in Internet e di farsi spedire in America per E.Mail. Il bieco emissario di “Striscia  la Notizia”, Staffelli, tentò di rifilargli il tapiro, ma Tazio gli fece sparare dalle guardie,dopodiché venne internato.

“Lasciami almeno vedere il mio tesoro !”, implorò Callisto.

“Vedere ma non toccare. Voi scavate, aprite le casse, ma poi lasciate il posto a noi, che dobbiamo garantire il buon esito della spedizione. La polizia di Cayman  ci ha venduto un carro della spazzatura, usato a prezzo di nuovo, sul quale caricheremo il tutto,” concluse Tazio.”Se fate il lavoro per bene  e state buoni, neanche vi arrestiamo , vi lasciano tornare a Parma in barca a vela.”

La squadra si rimise al lavoro.Ma quando aprì le casse , invece dello sfavillìo dell’oro uscì un gran puzzo di carta vecchia,umida

e stantìa. Erano quintali di bond e di azioni Parmalat.

“ Chi è stato?” gridarono all’unisono Tazio e Callisto.

“Mani in alto” intimò il ragionier Tonda. Lui, il capitano Silver,

Ben Gunn e la ciurma tutta,avevano estratto archibugi e pistoloni , coltelli e sciaboloni e minacciavano di farli a fette.

“E che, aspettavamo voi ? Appena scoppiato lo scandalo, il primo  dicembre 2003 ,siamo piombati qui con un charter Parmatur  e abbiamo ripulito tutto. Noi ce ne andiamo, le nostre amiche ci aspettano alle Granadinas. E ringraziateci che vi lasciamo con le mutande e i prosciutti ( ma non i culatelli) anziché nudi e affamati come i vostri clienti. Quando avrete finito anche le bottiglie di Parmalat, telefonate a Georgetown che vi vengano a riprendere: vi lasciamo persino il cellulare.”        

Un anno dopo, su una zattera dispersa nel Mar dei Sargassi, furono ritrovati gli scheletri di Callisto e di Tazio. I nostri due eroi, rimasti senza viveri, si erano divorati a brandelli l’uno con l’altro, tagliandosi col macete e spolpandosi coi denti. La zattera

portava scritto il nome :” Medusa.” La storia fornì il soggetto di un celebre quadro, che ancora oggi si ammira al Louvre.                             

 

VENERIO   CATTANI

(www.veneriocattani.it)