IL LUNEDI’ DELL’ANGELO 

Racconto di

 

VENERIO   CATTANI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il lunedì dell’Angelo (che a Roma è detto anche Pasquetta, mentre in altre parti Pasquetta è detta l’Epifania), Liborio (detto Libborio), Sabina (detta Sabbina) ,Otello e Sora Lella, per prima cosa andarono “ a prenne” l’Angelus dal Papa. Da boni romani.

Il Papa era ritornato in forma smagliante: aveva ritrovato la voce e si era anche un po’ smagrito.Dalla sua finestra, alta su Piazza San Pietro, avrebbe dovuto ripetere la solita esortazione  sul tema della Pace.”Uffa, lo so che non mi dano mai retta”, brontolò rivolto a Navarro Vals, che stava rispettosamente  nascosto dietro il tendaggio.”E’ fatica inutile,sarebbe meglio predicare ai cani, ma tanto loro non hanno bisogno di pace,ce l’hanno già nel cuore.” “Insista,Santità, chissà che l’agno nuevo gli uomini non siano un pochito meglio …”, lo incoraggiò Navarro.

Il Papa estrasse da una gabbia dorata, una colomba bianca. La lanciò dalla finestra, ma quella ritornò nella camera e si rifugiò sul letto del Pontefice. Stava diventando un’abitudine, si ripeteva tutti gli anni. Chissà, forse era una razza particolare di  colombe. Ma la folla rise ed applaudì egualmente. 

”Chi tu te credi di essere, bianca colomba, forse sei una nipote dello Spirito Santo?” la redarguì affettuosamente Giovanni Paolo. 

“Angele Dei qui custos es mei….” cominciò a recitare volgendosi alla folla. Liborio, Sabina, Otello e Sora Lella, rispondevano devotamente da sotto, serrati in mezzo a un plotone di suore di Madre Teresa di Calcutta : “….Che ti fui affidato dalla pietà celeste e così sia.”

“Oggi”, esordì il Papa. “Anziché il solito discorso sulla Pace, che tanto non mi ascolta nessuno,faremo una implorazione agli angeli, già ch’è la loro giornata. Gli angeli hanno sconfitto il Demonio e sono loro che lo tengono giù in cantina, che non salga a invadere il mondo. Sono bravi e capaci, e ci difenderanno meglio degli americani, che hanno fatto tutto quel quarantotto per catturare quel diavolaccio di second’ordine di Saddam Hussein.

“Ma non dovete credere”, continuò il Papa,” che Nostro Signore abbia inventato gli angeli per vostro uso e consuno. Gli angeli c’erano già prima che Dio facesse voi: sono quasi suoi coetanei.

L’Angelo Custode, o Tutelare, o Tutor (come usa dirsi  ora,nel linguaggio televisivo) è l’ultimo in ordine d’importanza, un’invenzione relativamente recente, e poi ce ne sono sei miliardi, quanti siete voi. La sua fatica prevalente è di difendervi da voi stessi, dal male che vi fate da soli,dalle vostre mascalzonate e balordaggini. Fatica improba, tanto che spesso non ci riesce.

Vi dirò anzi, che nelle alte sfere stanno riflettendo se non sia meglio licenziare tutta la categoria degli angeli custodi:capirete, sei miliardi di stipendi, e senza risultati utili!

Non servono nemmeno più per l’immagine .Cinquant’anni fa c’era Frank Capra, che ogni tanto ne adoperava uno per un suo film. Ricordate quell’angelo  vecchio, coi capelli bianchi e la faccia da buono, che in mezzo alla neve del Natale di New York dissuadeva James Stewart, giovanotto, dal suicidio? E’ andato in pensione: ne aveva diritto, aveva qualche migliaio d’anni di servizio. E nemmeno i pittori li adoperano più come modelli: ricordate quello bellissimo del Beato Angelico? Quel Frate sì che  era uno specialista in angeli. Chi li ritrae più adesso, o razza di miscredenti che altro non siete! E’ dal tempo dell’Angelus di Millet che  nemmeno li nominate più !Fate dei quadri che non ci si capisce  niente. E in televisione ? Mai visto un angelo in televisione, solo innominabili oscenità !    

Tanto vale sciogliere il Corpo e adoperarli per  altre incombenze più utili.

Ci sono ben nove compagnie,o Cori, e tre Gerarchie.”So’troppi !” commentò da sotto quell’incredulo di Liborio, ad alta voce.

“Taci tu, ignorante”, l’ammonì il Papa che lo aveva sentito:aveva un udito finissimo, il solo organo che gli era rimasto intatto.”Che nei sai tu, è stato stabilito dai Dottori e Padri della Chiesa, ab antiquo. Se ne occupò persino Origene, prima di compiere il noto sacrificio.”

“E te credo!” rimandò Liborio.” Mo’ capisco perché s’è tajato, sai che….“; non finì, Sabina lo sgomitò alla bocca dello stomaco.

“I primi sono i Serafini, cioè gli Amanti.” “Boni, me piacciono”, commentò Sora Lella.”Ma so’ maschi o femmine?” “ Tanto pe’te ormai è tutt’uguale”,ridacchiò Otello.“Ssst!”fecero perentorie  le suore negre. “Silence, s’il vous plait,vous les italiens ! » 

“I secondi”,continuò il Pontefice,” sono i Cherubini,cioè  i Meditanti.

“Bravi questi,”assentì Liborio.”Mandamene uno che devo compilà er modulo de le tasse e c’è er sor commercialista che vole un sacco de baiocchi!”

“I terzi sono i Troni.Ma quelli non si possono  muovere,perché sostengono la Maestà di Nostro Signore, e se si spostano crolla tutto l’impianto. E poi ci sono le Dominazioni, le Potenze e i Principati, congregazioni angiolesche fortissime, ma non ve ne parlo per non farla lunga. Ma soprattutto, non dimenticate nelle vostre preghiere, i Tre Arcangeli, Gabriele, Michele e Raffaele. Sono quelli con i tromboni e gli spadoni, che come ha scritto il Belli  ve li troverete davanti il giorno del Giudizio, perciò teneteveli boni!”, terminò il Papa. 

“Bello” , applaudì Liborio ,mentre la banda dei Carabinieri attaccava l’inno del Vaticano. “Ammazza quante ne sa,che discorso ci ha fatto er Vecchio.” ”Che omelia”,corresse Sabina.

”Quer che ve pare, ma mo’ nnamo a magnà”,esortò Otello. “Nun scherzamo,è la Pasquetta, è tradizione d’annà a magnà fori de porta, cherubini o serafini annamo a Squarciarelli, fettuccine e vino dei Castelli. “

S’imbarcarono sull’auto, che avevano lasciato davanti al Tribunale della Sacra Rota,nella piazzetta.L’auto era grossa, e anche recente: gli era andata bene quest’anno col chiosco, avevano venduto quintali de fusaje. Tuttavia la macchina cigolò e s’inclinò paurosamente  all’ impatto dei quattro, sgnic-sgnac.  

Impiegarono mezz’ora per arrivare al raccordo e un’ora per Grottaferrata, e poi per il quadrivio di Squarciarelli. Avevano prenotato per tempo, ma si era fatto tardi e spuntarono solo un tavolino fuori dall’osteria, nel porticato.

“Fettuccine, abbacchio e Cannellino, ma de quello bbono !”, ordinò a voce altissima Liborio,anzi Libborio.

“A sor Libbò, cor cacchio che l’anno prossimo er Papa ce vede!”, sbuffò Lella, agguantando un bicchiere di Cannellino. “E l’angeli, l’ arcangeli , li cherubbini e li m.…..sua, ce fa magnà l’abbacchio freddo e a me nun me sconfinfera.”

L’orchestrina intanto  aveva attaccato:”Più mejo-de lo sciampagna - è ‘r vino dei Castelli!”

“L’anno prossimo”,suggerì Otello,” se n’annamo a Messa a la Parocchietta, do’che  ce sta er paroco che se  spiccia, co’ tre Pateravegloria ce dà puro l’assoluzione. A la Messa de le nove, così prima de mezzogiorno stamo co li piedi sotto ar tavolo.” 

“Sì”, aggiunse Sabina.” E ce rimane puro er tempo pe’ ‘na sana  pennichella su l’erba a li Campi d’Anibbale, che stanno  quine a du’passi e ch’è er posto crassico pe’ fa Pasquetta.”. “